LA VITA APPESA ALLE PAROLE. TEMPO DI AZIONE!

Leda Di Santo

I nuovi quanto vecchi allarmi sui cambiamenti climatici continuano a destare l’attenzione e la preoccupazione di ampi strati di popolazione mondiale, oltre che di studiosi e scienziati. Dai tempi della nostra giovanile si discutono gli aspetti nefasti della massiccia industrializzazione e dello sfruttamento del sottosuolo. Appare da tempo decaduto, almeno nell’immaginario ideale, il mito delle magnifiche sorti e progressive dell’uomo e della fabbrica. Ma di questo sistema disumanizzante, che è innanzitutto economico e politico, non riusciamo a liberarci, come se l’unico destino ineluttabile fosse quello delle catastrofi, delle miserie e delle possibili guerre generate dai cambiamenti climatici. Un problema così tanto presente da ispirare decine di film, libri, e diverse forme di espressione umana; una condizione divenuta quasi normale, come tante ingiustizie della nostra epoca.

Sconfitti dai potenti e armati padroni del pianeta quando a 20 anni chiedevamo a Genova “Un altro mondo” (il World Social Forum) libero dalla fame, dall’inquinamento e delle ingiustizie, salutiamo con gioia un nuovo movimento di giovani e giovanissimi che sta crescendo a seguito dell’esempio e del discorso di Greta Thunberg all’Onu nel corso della Cop. 24.

L’impegno dei tanti giovani, che in diversi stati del mondo ogni venerdì mattina (Fridaysforfuture ) scioperano dinanzi ad una sede istituzionale chiedendo azioni concrete contro i cambiamenti climatici, deve diventare anche un nostro impegno; facciamocene carico, innanzitutto perché in gioco c’è il futuro del sistema antropico ed ambientale nel quale vivranno i nostri figli, per la salvaguardia della meraviglia della biodiversità, ma soprattutto facciamocene carico perché non c’è più tempo per le sconfitte. Questa generazione non può permettersi di restare appesa alle parole di istituzioni locali e internazionali che dagli anni novanta, dopo incontri al vertice e “documenti carichi di meraviglie”, agiscono nella maniera opposta. Chi governa il mondo oggi? Quali politiche a livello territoriale, nella nostra piccola regione o città incidono sui cambiamenti climatici? Quanti davvero sono disposti a cambiare il sistema prima della sconfitta irreparabile? Volendo considerare solamente le sorti ambientali dell’Europa, lo studio dell’Istituto Ena sulla vulnerabilità climatica dell’Italia spiega come “ tra i problemi prioritari che dovranno affrontare i paesi del Mediterraneo come conseguenza dei cambiamenti climatici ci sarà la differenza tra abbondanza e scarsità d’acqua fra nord e sud Europa. Questo problema non è semplicemente una questione di bilancio idrogeologico, ma ha profonde implicazioni sull’agricoltura, la produzione industriale, l’urbanizzazione, il turismo, la salute e la modificazione del paesaggio”.

Ad oggi, fin nei nostri comuni, le politiche locali per la salvaguardia dell’ambiente sono pressoché inesistenti. Ad esempio a Termoli, la stessa scelta di agevolare la circolazione delle auto attraverso un tunnel che confluisce il traffico sul lungomare nord è un’opzione che sicuramente non riduce le emissioni di anidride carbonica e impatta fortemente con l’ambiente circostante. Pertanto, è evidente che le cause e le conseguenze dei cambiamenti climatici sono interconnesse con ogni ambito della nostra vita e con le scelte politiche del più piccolo comune. Abbiamo assistito, negli ultimi anni, alla trasformazione del mercato delle energie rinnovabili in business spesso gestito dalle mafie per il riciclaggio (fonte Europol), con conseguenze ancor più gravi per i territori.

E’ il mercato che stabilisce le abitudini di vita, la maggior parte delle quali, a partire dal consumo di cibo, dai modi di produrlo fino alla sua commercializzazione e agli sprechi alimentari, vanno nella direzione della catastrofe ambientale. La formula va necessariamente invertita; il mercato così com’è, a partire da quello agroalimentare, va smantellato, riconvertito e i suoi paradigmi liberisti ribaltati. Al centro vanno posti l’uomo e la sua interazione rispettosa della biodiversità e dei cicli naturali, superando la logica degli affari e della predominanza del mondo finanziario fin nelle più basilari abitudini di vita. Lo si dovrebbe fare a partire dai territori, dalle scelte quotidiane delle istituzioni e dei loro rappresentanti che, ad oggi, non hanno certo favorito alcun processo che possa rimediare, dove possibile, alla catastrofe climatica. In proposito, è opportuno ricordare qui lo sciopero per il clima organizzata per il prossimo 15 marzo (in occasione della giornata mondiale per il clima), con manifestazioni su tutto il Paese e a cui anche la Rete della Sinistra Termolese aderirà.

Pensare locale e agire globale” se vogliamo davvero che il sistema cambi, dobbiamo esserne i nuovi partigiani, le parole resteranno sottili fili appesi.

Leda Di Santo